QUELLO STRANO SENTIMENTO 

 

 

 

Reginald Barclay camminava pensieroso lungo il corridoio.

Come ogni martedì si era recato ad una di quelle estenuanti sedute con il Consigliere Troi.

Quella donna, con tutte le sue domande, riusciva sempre a renderlo nervoso. Il fatto poi che fosse anche in grado di percepire le sue emozioni, non migliorava certo la situazione.

Da quando aveva cominciato la terapia, era convinto di non essere migliorato neanche un po’. Il suo rapporto con gli altri infatti era sempre ridotto al minimo indispensabile. Non riusciva assolutamente, nonostante si sforzasse, a condurre una conversazione con nessuno.

Beh... a parte il Comandante La Forge. Con lui le cose cambiavano, anche se non radicalmente.

Dopotutto per Barclay La Forge era la cosa che più si avvicinava ad un amico. Parliamoci chiaro, non che si frequentassero spesso al di fuori del lavoro. Era capitato che in un paio di occasioni si fossero ritrovati al bar di prora e La Forge lo aveva invitato ad unirsi al gruppo in cui si trovava. Purtroppo il gruppo in questione era formato dalle ultime persone con cui avrebbe mai voluto trovarsi il Consigliere Troi, che vedeva anche troppo spesso a suo parere; il Comandante Riker, che non poteva sopportare in quanto possedeva tutte le doti che a lui erano state negate; il Comandante Data, che lo metteva in apprensione semplicemente perchè non era umano; il Tenente Worf, che lo spaventava a morte. Sembrava che volesse mangiarlo ogni volta che apriva bocca. E per ultimo il Capo O’Brien che gli era antipatico e basta.

Ed ogni volta era una lotta con se stesso per inventare una scusa plausibile per non sedersi al loro tavolo.

Ma La Forge non se la prendeva. Quell’uomo aveva sempre trattato Barclay con gentilezza ed aveva sempre dimostrato molta pazienza nei suoi confronti.

E lui gliene era molto grato, ma non era mai riuscito a dirglielo apertamente. E la cosa gli dispiaceva davvero.

Era stanco di essere sempre insicuro e per questo aveva chiesto aiuto al Consigliere Troi .

Sperando così di riuscire ad imparare come esprimere a parole ciò che nella sua mente era così chiaro.

Ma ad ogni seduta si convinceva sempre di più di aver fatto un’errore.

Raggiunse il suo alloggio immerso nei suoi pensieri e non si accorse del guardiamarina che lo aspettava vicino alla sua porta.

-”Tenente?! “- Lo chiamò la figura quando si rese conto di essere stata ignorata.

Solo allora lui si rese conto della sua presenza .

-”Mi scusi... io...non...non l’avevo vista.”- Balbettò metà dentro e metà fuori dal suo alloggio. -”Aveva ...bisogno di me?.”-

-”Sì. Mi scusi per l’intrusione, ma mi aveva chiesto di informarla subito sui risultati dei test alle bobine di curvatura.”-

Così dicendo gli tese un note-pad che Barclay per poco non fece cadere.

-”Come... sapeva di trovarmi qui?”- Chiese sospettoso. Dopotutto nessuno sapeva dei suoi appuntamenti con il Consigliere quindi, visto che era il suo giorno libero, avrebbe anche potuto trovarsi su un ponte ologrammi.

-”Non lo sapevo.”- Rispose candidamente lei. -”Speravo che fosse nel suo alloggio. Ero appena arrivata e stavo per suonare, quando l’ho vista arrivare lungo il corridoio. Un bel colpo di fortuna, non crede?”-

-”Avrebbe potuto chiedere... al computer la mia... la mia posizione.”- Barclay aveva formulato la frase fermandosi più volte per deglutire. Si sentiva la gola secca, ma ci era abituato. Gli succedeva ogni volta che doveva parlare con qualcuno.

La ragazza arrossì visibilmente. Con molta probabilità non aveva pensato a quella soluzione.

Barclay restò affascinato a guardarla. Non riusciva a credere di averla fatta arrossire con una sua osservazione.

Studiò quel viso reso così interessante dal momentaneo imbarazzo finchè la ragazza non parlò di nuovo.

-”Ho fatto la figura della sciocca, ma ero così presa dai dati da consegnarle che non ho pensato al modo più rapido per rintracciarla. Avrei setacciato tutta la nave.”-

Barclay si ritrovò a sorriderle. Quante volte era capitato anche a lui. I problemi più importanti prendevano il sopravvento nei suoi pensieri in maniera così radicale che le cose più elementari gli creavano dei disagi enormi.

-”Qual’è il suo nome Guardiamarina?”-

Era stupito di essere riuscito a formulare una domanda senza interruzioni, ma la simpatia che cominciava a provare per quella ragazza aveva fatto passare in secondo piano tutte le sue paure.

-”Ramani Ringane, Signore.”- Il Guardiamarina gli sorrise e Reginald Barclay diede finalmente un aspetto reale alle parole Angelo del Paradiso.

-”Mi scusi, Signore, ma devo andare. Sa, ho un appuntamento con alcuni amici...”-

Barclay annuì senza parlare ed osservò Ramani che si allontanava finchè non fu sparita alla sua vista. Dopodichè entrò finalmente nel suo alloggio.

Era di nuovo martedì e si era concluso l’ennesimo incontro con il Consigliere. Come passa in fretta una settimana.

La Betazoide aveva subito intuito che il Tenente era più rilassato ed aveva manifestato apertamente la sua approvazione. Gli aveva fatto una miriade di domande per cercare di scoprire il motivo di tale situazione. Ma, visto che nemmeno lui riusciva a spiegarsela, alla fine rinunciò.

Sapeva solo che in questa ultima settimana era stato strappato alle sue fantasticherie molte volte da La Forge durante il suo turno ma, nonostante i ripetuti richiami all’ordine, non riusciva a rimanere concentrato. Tra l’altro si sentiva benissimo. E, visto che la cosa per lui era abbastanza rara, aveva deciso di godersi i risultati senza farsi ulteriori domande sulle origini di tale benessere.

Il giorno dopo mentre stava controllando un pannello in sala macchine, il Comandante La Forge lo avvicinò cominciando un discorso all’apparenza casuale, ma che ben presto sfociò in una domanda ben precisa:

-”Cosa ti succede, Reg? Sembri sempre sulle nuvole. Devo ripeterti gli ordini due volte per essere sicuro che tu abbia capito. Hai forse qualche problema? Lo sai che con me puoi parlare. Non mi hai forse sempre detto tutto? Quindi sputa il rospo.”-

Sul fatto di avergli sempre raccontato tutto Barclay aveva i suoi dubbi. Gli aveva tenuto nascoste molte cose. Alcune perchè era troppo imbarazzante parlarne, altre semplicemente perchè riteneva non fossero affari suoi.

-”Mi dispiace, ma non sò esattamente cosa mi succede, so solo che non mi sono mai sentito così bene.”-

-”Ho notato...”- Continuò La Forge -”Che ti succede sempre quando il Tenente Ringane è presente.

Ti piace, vero?”-

Barclay si trovò spiazzato, non sapeva cosa rispondere.

-”E’ soltanto un caso.”- Mentì spudoratamente.

La Forge allora, rendendosi conto dell’imbarazzo in cui si trovava il suo amico lo rassicurò scusandosi per la sua fantasia.

E la cosa finì li. Perlomeno questo fu quello che credette Barkley, perchè il martedì seguente trovò Ramani che lo aspettava fuori dall’ufficio del Consigliere Troi.

-”Stavolta ho utilizzato il computer per rintracciarla”- Disse Lei andandogli incontro.

-”Mi trovo qui perchè avevo bisogno di un consiglio per un amico”- Le bugie ormai gli uscivano di bocca più facilmente della verità.

-”Perchè invece non convince il suo amico ad andare personalmente dal Consigliere?”- Chiese candidamente Lei.

-”Credo che lui.. lui... si vergogni. Credo che non voglia ... che gli altri pensino che... ha dei problemi.”-

Barclay non riusciva a guardare Ramani negli occhi. Non avrebbe voluto mentirle, ma non voleva che nessuno sapesse dei suoi martedì.

-”Che sciocchezze”- Esclamò Ramani con una foga che fece fare un salto ad un distratto Barclay.

-”Perchè mai dovrebbe vergognarsi. Nessuno è perfetto e farsi guidare da un professionista per risolvere i propri problemi è l’unico modo intelligente per riuscire a superarli. Anch’io tuttora mi incontro con il Consigliere, che male c’è ?”-

Il discorso di Ramani lo colpì. Aveva sempre pensato che il ricorrere ad uno psicologo fosse un segno di debolezza, ma ora non ne era più così sicuro.

In ogni caso si guardò bene dal confessarle la verità.

-”Quasi mi dimenticavo”- esordì d’un tratto lei –“il motivo per cui la cercavo!”

Barclay la guardò stupito. Preso dal discorso si era completamente dimenticato che non si erano incontrati per caso.

Aspettò in silenzio che lei raccogliesse le idee e che finalmente gli svelasse il segreto del loro incontro.

-”Il signor La Forge mi ha detto che lei è la persona che cerco. Vorrei fare una sorpresa ai miei amici creando un programma sul ponte ologrammi; ma sono poco creativa. Volevo sapere se lei è disposto ad aiutarmi.”-

Barclay si sentì sprofondare. Che cosa le aveva raccontato esattamente La Forge? Sperava ardentemente che non si fosse lasciato sfuggire niente a proposito di quel programma che aveva dovuto cancellare dopo essere stato visitato dagli Ufficiali di plancia.

Quello in cui aveva ricreato tutti i suoi superiori con caratteristiche non proprio inerenti alla realtà.

Barclay si augurava ardentemente che lei non ne sapesse niente. Non avrebbe potuto sopportarlo.

Comunque accettò di aiutarla ed entrambi si incamminarono verso la sala ologrammi tre.

Creare il programma di base non fu difficile Ramani voleva un posto dove lei e suoi amici potessero trascorrere il tempo libero in piena libertà.

Come ambientazione crearono una foresta con una vasta varietà di piante, fiori e alberi secolari.

Gli animali vennero aggiunti in un secondo tempo e, mentre la foresta cominciava a prendere vita, anche gli occhi di Ramani si illuminavano di gioia. Sembrava una bambina ,alle prese con magie sconosciute.

Barclay non aveva potuto fare a meno di sorridere vedendola giocare con una coppia di cerbiatti; ed era rimasto col fiato sospeso nel vederla arrampicarsi su un albero; ed avevano riso insieme quando poi lei era caduta da un ramo.

Era come vedere Alice nel paese delle meraviglie. Ogni piccolo cambiamento nel programma era accolto dalla giovane come se fosse il miracolo della vita.

Dopo alcune ore di ritocchi e contro ritocchi, finalmente il programma fu finito.

Ramani era sdraiata sotto un albero, sembrava assopita e la sua espressione di beatitudine riempiva il cuore di Barclay di felicità .

-”Le piace?”- chiese a bassa voce lui.

Lei aprì lentamente gli occhi .

-”Oh! Si, tanto. Da sola non sarei mai riuscita a creare un panorama di questa bellezza. E’ stato davvero gentile ad aiutarmi.”-

Ad un tratto si mise a sedere -”Ho un’idea! Perchè domani non inauguriamo questa meraviglia con un bel pic-nic? Tutti insieme!”-

Le ultime due parole smorzarono l’entusiasmo di Barclay. Tutti insieme. Ma certo, fin dall’inizio si sapeva che quel programma era per lei e per i suoi amici.

Ma, con tutti i tocchi personali che ci avevano messo, lui aveva finito per considerare quel posto una riserva privata in cui solo loro due erano ammessi.

Ramani continuò imperterrita il suo discorso:

-”Mi farebbe piacere che lei li conoscesse. Sono tutti bravi ragazzi. Si, ammetto che sono un tantino esuberanti, ma alcuni di loro mi sono stati vicino in un momento non molto piacevole della mia vita; ed io considero ognuno di loro al pari di un fratello.”-

Il viso della ragazza fu coperto da un velo di tristezza e Barclay sentì l’impulso di stringerla tra le sue braccia per consolarla. Ma non lo fece.

Si limitò a chiamarla -”Guardiamarina“- disse quasi sottovoce.

-”Ramani”- rispose lei.

-”Cosa?”- chiese Barclay .

-”I miei amici mi chiamano Ramani. Non vedo perchè lei dovrebbe fare un’eccezione.”-

-”Va bene. Basta che lei mi chiami Reginald.”-

Lei lo guardò divertita. Poi aggiunse -”In fondo abbiamo svolto il lavoro di Dio creando questo Paradiso. Il meno che possiamo fare è darci del tu!”-

Lui fu pienamente d’accordo.

-”Allora è deciso.”- disse Ramani mentre usciva dalla sala. -”Domani alle 16:00. Ci penso io ad avvisare gli altri.”-

-”Meno male che ci pensa lei”- si disse Barclay -”Visto che io non li conosco.”- Poi aggiunse rivolto al cielo-”Computer, salva questo programma sotto il nome...”- si fermò un attimo indeciso; poi con voce sicura pronunciò -”Ramani 1“- Ed uscì anche lui.

Poteva anche sopportare il fatto che La Forge si fosse immischiato nella sua vita privata mandando Ramani da lui. Ma quello che non poteva sopportare era quel sorrisetto che ora gli vedeva stampato in faccia.

Il Comandante gli si avvicinò per controllare dei dati e ne approfittò per fargli qualche domanda

-”Allora Reg, cosa è successo ieri?”-

-”Assolutamente nulla, perchè me lo chiede?”-

-”Ma come, non ha incontrato il guardiamarina Ringane?”- La Forge sembrava sulle spine.

-”Oh, Intendeva quello. Si, l’ho aiutata a creare quel programma.

A proposito, perchè l’ha mandata da me? Ci sono tante altre persone che avrebbero potuto fare un lavoro anche migliore del mio!”-

Barclay fingeva di controllare una consolle, ma in realtà non riusciva a concentrarsi su nessuno dei comandi.

Per sua fortuna La Forge gli era di fronte e non poteva vedere quello che stava facendo.

-”Certo, avrei potuto mandarla da un’altro; ma sapendo che hai un debole per lei ho cercato di darti l’occasione di parlarle.”-

-” E’ così evidente?”- chiese imbarazzatissimo Barclay.

-”Abbastanza, per me”- disse La Forge segnando il suo visore-” Quando lei è presente il tuo battito sale, la pressione va alle stelle ed il tuo respiro diventa affannoso.

Amico mio, i casi sono due o sei malato oppure innamorato. Io propendo più per la seconda ipotesi.”-

Così dicendo, si spostò sul lato della postazione.

Barclay rinunciò a sistemare la consolle e si spostò su un quadro comandi. Schiacciò alcuni tasti per controllare lo stato dei motori a curvatura.

-”Perchè non le chiedi di uscire?”- Chiese La Forge mentre controllava un monitor.

Barclay lo guardò attonito. Con che coraggio avrebbe mai potuto chiederle una cosa del genere. Comunque disse a La Forge del pic-nic evitando accuratamente di raccontargli che non sarebbero stati soli.

-”E bravo il mio dongiovanni; alla fine hai raggiunto il tuo scopo!”- Così dicendo diede a Barclay una pacca sulla schiena che quasi lo fece cadere. Dopodichè se ne andò tutto soddisfatto.

Alle 15:30 Reginald era già sul ponte ologrammi. Durante la notte aveva avuto altre idee per delle modifiche che sicuramente sarebbero piaciute a Ramani. Si era ricordato di una specie di orsetto molto docile che aveva visto su una luna di giove; e di un uccello dal richiamo melodioso di cui aveva sentito parlare.

Sapeva che la ragazza adorava gli animali; lo aveva costatato durante la programmazione. Ramani aveva passato quasi tutto il tempo a rincorrere e a coccolare tutte le forme di vita che avevano inserito.

Voleva che tutto fosse a posto per quando lei fosse arrivata, così si diede da fare.

Alle 16:00 in punto si aprirono le porte per fare entrare il gruppo capeggiato da Ramani. In tutto erano in sette, quattro uomini e tre donne, Ramani compresa. Si avvicinarono a Barkley e lei glieli presentò uno a uno.

Tutti si complimentarono con loro per il bellissimo lavoro svolto, ma Ramani ammise di non avere fatto molto e che il merito era tutto di Reginald.

Barclay non aveva mai ricevuto tanti complimenti tutti insieme, ma la cosa gli piacque da morire.

Ad un tratto un urlo fece girare tutti i presenti nella stessa direzione. Ramani aveva trovato un cucciolo di orso Gioviano e ora se lo coccolava con aria beata.

-”Accidenti, Ramani, ci hai fatto prendere un colpo. Pensavo ti fosse caduto un albero in testa!.”-

A parlare era stato un uomo alla destra di Barclay. Se non ricordava male il suo nome era Henry Hadler.

Ramani si scusò, ma con poca convinzione dopodichè fece le linguacce al guardiamarina Hadler che le rispose con un gesto poco gentile. Ramani fece la finta offesa e tutti scoppiarono a ridere.

Barclay venne raggiunto da Ramani mentre era seduto ai piedi di una quercia, naturalmente da solo.

-”Spero non ti dispiaccia se ho modificato alcuni particolari prima che arrivaste.”- Chiese lui.

-”Scherzi vero? Come potrei dispiacermi per questo?-” E così dicendo lo abbracciò .

-”Grazie”- continuò Ramani -”Sembra che tu sappia sempre esattamente cosa mi renda felice.”-

Questa ultima frase era stata quasi un sussurro, ma Barclay l’aveva sentita perfettamente e si sentì al settimo cielo.

La giornata andò a gonfie vele. Ramani aveva portato alcune coperte su cui vennero sistemati i piatti con il cibo che, naturalmente sarebbe bastato per sfamare un’intera colonia.

Dovettero inoltre cancellare dal programma alcuni animali tra cui gli scoiattoli arcobaleno perchè cercavano continuamente di sottrarre il cibo dai piatti. All’inizio era divertente, ma si trasformò ben presto in un vero e proprio saccheggio.

E i grilli terrestri, che potevano essere rilassanti se presi in piccole dosi, ma dopo un’ora di continuo frinire avevano innervosito quasi tutti.

Il Guardiamarina Jenkins era talmente esasperato da minacciare uno sterminio a suon di phaser.

In generale, però, fu un pic-nic all’insegna degli schiamazzi e dell’allegria.

Erano tutti seduti sulle coperte e parlavano tra loro del più e del meno.

Barclay non riusciva a credere di trovarsi a suo agio in quella baraonda, ma era così. Ramani aveva ragione. Questi ragazzi erano alquanto vivaci e lo avevano accolto a braccia aperte, senza riserve nonostante conoscessero, lui ne era sicuro, la sua fama di persona introversa e schiva.

Cercò con gli occhi Ramani e la trovò seduta tra le due ragazze. Lei sembrò accorgersi di essere osservata perchè ad un tratto si guardò intorno.

Per un secondo i loro sguardi si incontrarono ed il cuore di Barclay sembrò fermarsi per l’emozione.

Lei alzò una mano invitandolo ad avvicinarsi.

Mentre la raggiungeva lui si ricordò delle parole di LaForge e finalmente ammise a se stesso di essere proprio cotto a puntino.

Sentì che l’ansia si stava impadronendo di lui e non potè fare altro che fuggire.

-”Mi dispiace,ma ho molte cose da sbrigare”- Disse con le ultime briciole di autocontrollo che gli restavano.

-”Che peccato”- Rispose lei alzandosi -”Però devi promettermi che sarai ancora dei nostri, ormai sei parte del gruppo!”-

-”Certo.”- fu l’ultima cosa che disse prima di scapicollarsi fuori dalla sala.

Il giorno dopo dovette fare ancora i conti con la curiosità di La Forge che volle sapere tutto per filo e per segno.

-”C’è solo una cosa che non riesco a spiegarmi”- Chiese alla fine il Comandante.

-”Perchè non le dici chiaramente che ti piace? Se pensi di seguitare ad evitarla, otterrai solo l’effetto contrario.”-

-”Lei mi conosce meglio di chiunque altro Comandante. Sa che il mio carattere non mi permetterebbe mai di fare una cosa del genere. Farei la figura dello stupido e basta.”- Barclay si sedette sconsolato ad una postazione.

-”Invece tu non ti sei ancora reso conto di quanto sei cambiato in questi pochi giorni. Non ti accorgi di non balbettare più?

Tutti in sala macchine se ne sono accorti, tranne te.

Ieri il Guardiamarina Tower è venuto da me perchè era convinto che lei fosse stato rapito e sostituito da una spia. Le sue parole esatte sono state:

-“Conosco il Tenente Barclay da due anni e non mi ha mai degnato di considerazione. Sono rimasto senza parole quando mi ha chiesto se mi andava tutto bene.”-

Barclay ricordava quell’episodio. Il guardiamarina, dopo la sua domanda, aveva sgranato tanto di occhi e si era defilato senza rispondere. Aveva pensato fosse una persona timida quindi aveva archiviato l’accaduto senza darvi peso.

-”Devi solo fare l’ultimo passo, il più difficile.”-

La forge si sedette accanto a lui.

-”Non so come finirà, ma per una volta voglio provarci.”-

Reginald Barclay non era mai stato così determinato in vita sua. Si alzò e con passo deciso di diresse verso il più vicino turboascensore lasciando Geordi da solo.

-”Bravo! é così che si fa.”-

Le parole di La Forge lo raggiunsero al turboascensore. Sorrise.

Purtroppo tutta la sua determinazione era scemata man mano che si avvicinava all’alloggio di Ramani e l’idea di esternarle i suoi sentimenti non gli sembrava più così buona.

Avrebbe sicuramente fatto dietro front tornando sui suoi passi se le porte dell’alloggio di Ramani non si fossero aperte da sole.

-”Salve, mi cercava?”- La ragazza lo osservava dalla porta e Barclay vide il motivo per cui si era aperta.

Il guardiamarina Hadler, uno dei suoi amici, stava uscendo.

-”Buongiorno Tenente”- disse. E poi rivolto a Ramani -”Allora ci vediamo più tardi.”-

-”Si, ciao”- Rispose lei. Si spostò di lato ed invitò Barclay ad entrare.

Appena entrato lui si sedette senza invito sulla prima sedia che trovò. Ramani lo guardava con aria interrogativa e Barclay non sapeva che dire, così prese il coraggio a due mani ed esclamò -”Mi sono innamorato di te!”-

Chiuse gli occhi aspettandosi una sfuriata o, peggio ancora una risata. Invece sentì la mano di lei che delicatamente si poggiava sulla sua.

Aprì a malavoglia gli occhi e vide che stava sorridendo. Si stupì nel vedere come un semplice sorriso avesse reso il suo volto ancora più luminoso. Forse aveva ancora qualche speranza.

Ramani rimase pensierosa per qualche secondo prima di

parlare.

-”Sono molto lusingata dai tuoi sentimenti e, conoscendoti, posso immaginare quanto ti sia costato dirlo, ma non ho nessuna intenzione di imbarcarmi in una relazione. Mi dispiace se con il mio comportamento posso averti illuso, non l’ho fatto volontariamente.

Io ti considero solo un amico, niente di più.”-

Negli occhi della ragazza comparvero due lacrime e Barclay credette di affogare.

Lei abbassò lo sguardo prima di continuare.

-”Voglio raccontarti una storia che ti chiarirà meglio la mia posizione.

Durante il mio secondo anno all’Accademia venne firmato l’accordo tra la Federazione e Cardassia.

La colonia dove sono cresciuta è così finita nel confine Cardassiano ed i miei genitori allora decisero di trasferirsi sulla Terra.

Con loro c’era anche il mio ragazzo, Michael. Noi eravamo cresciuti insieme e a poco a poco con noi era cresciuto anche il nostro affetto reciproco.

Io non me ne resi realmente conto finchè lui non si dichiarò.

Sai, Reginald, fece esattamente come te. Mentre eravamo impegnati in una discussione, di punto in bianco mi confessò il suo amore. Ne fui imbarazzata, ma felice. Quindi puoi immaginare la mia gioia quando i Cardassiani li costrinsero a lasciare la colonia. Così avrei avuto vicino a me le tre persone che amavo di più.

Purtroppo, però, non appena il cargo lasciò l’orbita del pianeta esplose. Non ci furono superstiti.

Io non riuscivo a darmi pace, cercavo una ragione per quello che era successo. Rubai anche una navetta cercando di raggiungere lo spazio Cardassiano; ancora oggi non so cosa sperassi di trovare.

Fortunatamente riuscirono a fermarmi prima che potessi compiere qualche stupidaggine.

Al ritorno i miei amici e gli istruttori riuscirono a farmi ragionare e finalmente alla fine mi arresi ai fatti le persone che amavo più della mia vita erano morte e qualunque cosa avessi fatto non avrebbe cambiato questo dato.

Ero demoralizzata; pensai addirittura di mollare l’Accademia. Divenni intrattabile e indisponente ogni occasione era buona per litigare. Gli altri mi lasciavano fare essendo al corrente della mia situazione. E questo mi rendeva ancora più intrattabile.

Un giorno il Guardiamarina Hadler mi prese di petto.

Non fu gentile e nemmeno comprensivo.

Mi disse di piantarla di piangermi addosso e di decidermi una buona volta a reagire. Se non volevo più stare all’Accademia gli stava bene ma, se decidevo di rimanere dovevo darmi una svegliata.

Ero furibonda. Cosa ne sapeva lui di quello che stavo passando. Cosi, in un accesso di ira, lo schiaffeggiai.

Lui non fece niente per impedirlo, avrebbe potuto schiacciarmi con un dito, invece si limitò a guardarmi. Dopodichè mi disse che se era lo scontro fisico che cercavo dovevo seguirlo in palestra.

Ci andai; lui pesava almeno trenta chili più di me, ma ci andai.

Ovviamente lui non alzò neanche un dito su di me, me ne resi conto solo dopo. Parava i colpi più pesanti facendomi cadere. Ed ogni volta che mi alzavo ero sempre più furiosa, finchè non raggiunsi il limite.

Non so come ma alla fine mi ritrovai a piangere tra le sue braccia. Lui mi lasciò fare per un po’, poi mi riaccompagnò al mio alloggio ma prima di andarsene mi disse che se avessi avuto ancora bisogno di un muro contro cui sbattere la testa lui era disposto ad aiutarmi, ma che non mi avrebbe più offerto una spalla su cui piangere.

La mattina dopo, al mio risveglio, mi sentivo meglio. Parte della rabbia che sentivo se ne era andata, così ricominciai a guardarmi intorno.

Mi rimboccai le maniche e mi buttai a capofitto nello studio. Riuscii a recuperare tutto il tempo che avevo perso, anzi, mi diplomai addirittura come prima del mio corso. Mi fu concesso il privilegio di scegliere la mia prima destinazione.

Avevo sentito tante storie sull’Enterprise e sul suo coraggioso equipaggio che la mia scelta fu fatta senza dubbi.

Purtroppo, però, non ho ancora dimenticato Michael.

E’una ferita che fa ancora male; amare un’altro sarebbe come tradirlo.

Mi sento ancora colpevole per averlo lasciato da solo sulla colonia per entrare all’Accademia. Ero riuscita a convincerlo che il tempo sarebbe passato alla svelta. E invece...”-

Ramani finalmente alzò gli occhi per guardare Barclay. Il viso dell’uomo era serio. Aveva ascoltato tutto il racconto in silenzio ma ora era pronto a dire la sua.

-”Io non posso misurarmi con i tuoi fantasmi. Ma se un giorno tu deciderai di vivere con i tuoi cari invece che per i tuoi cari scomparsi, voglio che tu sappia che io sarò qui ad aspettarti.”-

Reginald aveva capito e non voleva insistere.

Il crollo psicologico che aveva avuto in quell’occasione l’aveva segnata e ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che le cicatrici di quell’esperienza si cancellassero.

Senza aggiungere altro si alzò e lasciò la stanza.

Nel corridoio Henry Hadler lo stava aspettando.

Mentre si avvicinava ebbe modo di guardarlo bene. Era alto circa un metro e ottanta, forse di più, e doveva essere intorno ai novanta chili. I suoi capelli erano tagliati molto corti, a spazzola, ma si vedeva chiaramente il loro colore. Erano neri come la pece.

Barclay non lo trovava particolarmente bello, ma il suo sguardo profondo e il suo modo di fare, deciso e sicuro, avevano attirato l’attenzione di parecchie donne dell’equipaggio. Eppure, per quanto lui potesse ricordare, l’unica ragazza con cui lo aveva visto era Ramani.

-”Vorrei chiarire con lei una questione, Tenente”-

Dal suo tono di voce sembrava una persona abituata a non ripetere le richieste.

-”Dica pure.”- Disse Barclay leggermente intimidito.

-”Che tipo di rapporto la lega a Ramani?”-

-”Non credo siano faccende che la riguardano.”- Barclay aveva tentato di usare un tono deciso, ma non sembrava esserci riuscito.

Hadler sorrise prima di ricominciare a parlare.

-”Mi riguardano da quando ho cominciato a vegliare su di lei!”-

-”Ramani non ha bisogno di protezione.”-

Che frase stupida gli era uscita di bocca, se ne rese conto subito. Si cerca sempre di proteggere le persone che ci sono care. E così comprese.

Quell’uomo le era accanto sin dall’accademia, l’aveva spronata e seguita durante tutti questi anni ed ora stava pazientemente aspettando il momento buono per farsi avanti.

-”Non si preoccupi, non ho alcuna possibilità. Ramani mi considera solo un’amico. E poi ha altre cose per la testa.”-

-”Bene”- Fu la risposta dell’uomo. -”In questo caso potremmo anche andare d’accordo, ma si ricordi di questa conversazione se per caso le venissero in testa strane idee.”-

E se ne andò, lasciando Barclay a riflettere su quello che era stato detto.

Reginald allora si rese conto che quello strano sentimento che provava per Ramani era mutato da Amore con la “a” maiuscola ad affetto, diciamo, fraterno.

Era anche convinto che la massiccia muscolatura di Henry Hadler avesse a che fare con questo suo repentino cambiamento di idea. In ogni caso era felice di avere detto a Ramani quello che provava. Anche se era stato rifiutato. Ora si sentiva più sicuro di se. Si ripromise di non tentennare più e di essere più sincero con chi lo circondava e, ora che ci pensava, in sala teletrasporto quattro c’era una ragazza davvero carina.

-”Chissà qual’è il suo nome e se è già impegnata.”- Ed immerso nei suoi pensieri si incamminò verso la sala teletrasporto quattro.

 

 

 

FINE