RAMANI

 

 

 

A Ramani non piaceva sognare.

Si era svegliata di soprassalto, sudata e con il fiato corto e, nonostante sapesse di avere fatto un sogno poco piacevole,non riusciva assolutamente a ricordarne nulla.

Le ci vollero solo un paio di minuti per calmarsi. Chiuse gli occhi e, sforzandosi di fare respiri regolari, ascoltò il battito del suo cuore che pian piano rallentava sino a tornare normale.

Sorrise a se stessa ricordando l’ultima volta che aveva utilizzato quella tecnica per rilassarsi. Era ancora sulla colonia di Amblumia e doveva avere circa dodici anni. Era uscita senza permesso per affrontare una prova di coraggio nata per scommessa tra lei e i suoi amici. La prova si era svolta nella città vecchia ed era durata tutta la notte. Quando era rientrata ,era già ora di alzarsi. Si era infilata velocemente sotto le coperte ancora vestita cercando di calmarsi.

Aveva sentito i passi di sua Madre attraversare il corridoio e fermarsi davanti alla sua porta. Il suo cuore sembrava voler schizzare dal petto tanto batteva forte. Si costrinse a respirare regolarmente e, quando sua Madre aprì la porta, il suo battito si era già regolarizzato.

I suoi genitori dicevano spesso che lei era proprio un maschiaccio .

Ramani preferiva di gran lunga cercare Tesori immaginari nella città vecchia con i suoi amici, piuttosto che frequentare le ragazze della sua età, che trovava petulanti e noiose.

Ripensò a sua Madre e suo Padre che l’avevano cresciuta con tanto affetto e che ora non c’erano più.

I suoi genitori avevano deciso di lasciare la colonia quando, dopo l’accordo con i Cardassiani, il Pianeta era passato entro il loro confine.

Le avevano comunicato la loro intenzione di stabilirsi sulla Terra per esserle più vicini durante il suo periodo di addestramento all’Accademia. Ma non erano mai giunti a destinazione. Il cargo era misteriosamente esploso non lasciando nessun superstite.

Le ci era voluto molto tempo per riuscire a superare la cosa; dopotutto aveva perso in un solo colpo i due principali punti di riferimento della sua vita.

Si alzò dal letto scuotendosi dai suoi pensieri e si diresse nel bagno e, dopo essersi lavata, contemplò la sua immagine riflessa nello specchio.

I suoi capelli castani, normalmente costretti in una treccia, le ricadevano sciolti incorniciandole il viso. Sembrava che a vent’anni avesse smesso di invecchiare ma in realtà Ramani non si sentiva un giorno in meno dei suoi trentadue anni.

Con il suo metro e sessantacinque e i suoi 55 kg di peso distribuiti nei punti giusti sapeva di non passare inosservata. Ma le persone con cui di solito passava i momenti liberi sapevano che lei in questo momento voleva pensare solo alla sua carriera e che quindi non aveva tempo per le relazioni amorose.

Si mise la sua bella uniforme ed uscì dal suo alloggio .

Il Capitano Picard aveva chiesto di incontrarla quella mattina e Ramani non aveva nessuna intenzione di farlo aspettare. Entrò nel turboascensore ed attese che le porte si richiudessero prima di informarlo della destinazione -”Ponte 8”-

Raggiunse la Sala Tattica in poco tempo ma, mentre camminava si domandò il motivo di quell’incontro. Forse era finalmente arrivata la sua promozione . Aveva lavorato sodo in questi ultimi mesi dimostrando a tutti quanto era efficiente ed affidabile.

Le porte della Sala Tattica si aprirono e Ramani entrò .

-”Guardiamarina Ringane a rapporto Signore“-

Ramani guardò i presenti e la sua confusione aumentò.

Al tavolo, oltre al Capitano Picard, c’erano anche il Comandante Riker e il Tenente Worf.

-”Si sieda Guardiamarina“- Il Capitano stava indicando una poltrona vuota alla sua sinistra.

-”Si chiederà il motivo della sua convocazione, ebbene verrò subito al dunque.”- Picard si appoggiò completamente allo schienale della sua poltrona prima di proseguire -”Secondo la sua scheda personale Lei è cresciuta su Amblumia.”-

Picard la stava osservando con un’espressione molto seria, aspettava una risposta e Ramani gliela fornì.

-”Si Signore. Ma sono entrata in Accademia prima che venisse firmato il trattato con Cardassia e si creasse la zona smilitarizzata.”-

Ramani cominciava a sospettare che la sua promozione avesse ben poco a che fare con la sua presenza li .Osservò i suoi superiori con aria interrogativa, poi il Capitano proseguì con la sua spiegazione.

-”Un gruppo di maquis ha rapito i rampolli di quattro membri del consiglio con un’azione rapida e decisa.

Hanno appena informato il Comando di Flotta delle loro richieste volte al rilascio degli ostaggi. Da fonte certa si conosce l’ubicazione del loro nascondiglio. Amblumia.”-

Ramani ancora non riusciva capire .Erano forse convinti del suo coinvolgimento nella storia . Certo , non aveva mai nascosto la sua simpatia per la loro causa ; ma aveva sempre condannato apertamente i loro metodi.

-”Signore, non penserete forse che io...”-

Fu interrotta da Riker prima che potesse completare la frase.

-“Il Comando di Flotta ci ha ordinato di mandare una squadra di soccorso su Amblumia. Qui entra in ballo lei la sua conoscenza del posto ci sarebbe molto utile.”-

Ramani aprì la bocca per parlare ma non disse nulla. La tensione che aveva provato pochi minuti prima lasciarono il posto ad un misto di eccitazione ed euforia che cercò comunque di nascondere. Una missione come questa era il sogno della sua vita e, come tale, non pensava di certo che sarebbe stato veramente realizzato.

Il Capitano Picard fraintendendo la sua esitazione preferì chiarire la sua situazione -”Non si senta obbligata in nessun modo ad accettare.

La missione non è priva di rischi .

Ha tempo fino alle 19:00 per darmi una risposta.”-

Il Guardiamarina scosse decisamente il capo -”La ringrazio Capitano, ma non ho bisogno di tutto quel tempo per decidere. Accetto.”-

-”Bene, alle ore 15:00 ci sarà una riunione per discutere i dettagli“- Picard si alzò, subito imitato dagli altri Ufficiali.

Il comandante Riker si avvicinò al Guardiamarina tendendole la mano ”Cerchiamo di fare un buon lavoro.”- Le disse.

Involontariamente lo sguardo di Ramani si fermò sul viso severo del Tenente Worf. Il Klingon era stato silenzioso per tutto il tempo osservando le reazioni di Ramani alle rivelazioni dei suoi superiori.

-”Si ricordi che questo non è un gioco sul ponte ologrammi”- Si limitò a dire.

Questa affermazione la fece arrossire , sicuramente Worf aveva notato il suo cambiamento di umore ed aveva deciso di riportarla brutalmente alla realtà.

-”Ora può tornare alle sue mansioni“- La voce di Picard la distrasse dai suoi pensieri -”E’ inutile che le dica che questa è una missione segreta e che nulla di ciò che è stato discusso deve uscire da questa stanza.

In libertà.”-

-”Si Signore”- Rispose Ramani e lasciò la stanza dirigendosi verso il turboascensore.

 

Erano le 20:00. Aveva passato le ultime cinque ore a discutere con il resto della squadra un piano per potere entrare ed uscire dalla tana maquis tutti interi.

Sarebbero arrivati al pianeta con una piccola navetta, l’Enterprise aveva poche possibilità di passare inosservata.

Per prima cosa avevano cercato un punto d’atterraggio che non fosse troppo lontano dalla zona d’operazione, ma che al tempo stesso non li rendesse facilmente individuabili.

Come seconda cosa avevano studiato le gallerie che si diramavano sotto la città vecchia; le avrebbero usate per entrare ed uscire dalla città indisturbati.

Venne vagliata ogni possibilità e Ramani rimase colpita dalle argute osservazioni dei suoi superiori che riuscivano a trovare e , in un secondo tempo, risolvere tutti i possibili problemi che avrebbero potuto incontrare sul loro percorso.

Si chiese se un giorno anche lei avrebbe vissuto abbastanza avventure da motivare un’esperienza come quella che dimostravano quegli uomini.

Era stanca quindi andò a riposare.

I due giorni che seguirono furono molto intensi, ma alla fine i tre erano pronti a tutto. Ramani era convinta che con la forza di Worf, l’astuzia di Riker e il suo istinto di conservazione, la missione si sarebbe conclusa felicemente.

L’unica cosa che la disturbava era la mancanza di notizie riguardanti i quattro ostaggi, si conoscevano i loro dati anagrafici ed era chiaro che erano legati a persone molto influenti, ma questo era tutto. C’erano notizie poco chiare anche per quanto riguardava il rapimento i quattro giovanotti erano scomparsi a distanza di poche ore l’uno dall’altro nel primo pomeriggio, senza che nessuno notasse niente di strano.

Non erano stati rilevati segni di teletrasporto, quindi erano stati costretti con la forza a salire su una navetta.

E nessuno aveva visto niente.

Era stata sul punto di confessare queste sue perplessità al Comandante Riker, ma poi aveva preferito lasciar perdere e concentrarsi sulla missione.

 

 

 

Il viaggio si era svolto senza nessun intoppo. Nessuno dei tre aveva aperto bocca per tutto il tempo; tutti i loro sensi erano rivolti all’esterno della navetta aspettandosi di essere intercettati da qualche nave Cardassiana in ricognizione, oppure da un rivelatore maquis.                          

Dopo essere atterrati impiegarono circa un’ora per raggiungere l’entrata delle gallerie e, una volta arrivati, si riposarono qualche minuto mentre controllavano un’ultima volta il loro equipaggiamento.

-”Prima le Signore...“- Il Comandante Riker indicò l’interno del condotto con una mano.

Ramani abbozzò un sorriso. Tutto d’un tratto la missione non le sembrava più così eccitante.

Ripensò a quante volte era stata sgridata per essersi avventurata in quei dedali. I suoi genitori erano costantemente in ansia ma, nonostante l’avessero punita più di una volta, non erano mai riusciti ad impedirle di entrare.

Il Comandante Riker si avvicinò a Ramani che, persa nei suoi pensieri, fissava come ipnotizzata un punto vicino ad una roccia. -” Non si lasci trascinare dai ricordi“- le disse -”Ho bisogno di lei. Lucida e presente!“-

La ragazza si girò cercando di mettere a fuoco il viso dell’ufficiale. Ma solo dopo averlo fissato per qualche secondo, riuscì a scuotersi da quell’apparente apatia.

Riker la guardava evidentemente preoccupato. L’instabilità emotiva che aveva dimostrato dopo la morte dei suoi genitori era stata motivo di discussione durante la preparazione del piano. Il Tenente Worf temeva che, una volta sul pianeta, i ricordi misti alla tensione del momento avrebbero fatto cedere i sui nervi.

Ramani li aveva rassicurati. Aveva passato molto tempo con il Consigliere Troi ed erano entrambe certe che i suoi nervi avrebbero retto. Dopotutto, durante le simulazioni sul ponte ologrammi non si era mai lasciata distrarre da niente. Però sul ponte ologrammi non c’era stato quell’impatto sensoriale che la attanagliava da quando aveva messo piede sul pianeta.

Suoni e odori che avevano accompagnato la sua infanzia si erano riaffacciati turbandola più di quello che avrebbe mai voluto ammettere.

-”Mi dispiace Signore , le assicuro che non succederà più“- disse mentre entrava.

Man mano che proseguivano, la ragazza si rese effettivamente conto di quanto era cresciuta da quando aveva lasciato il pianeta. Il soffitto che una volta le era sembrato così alto, ora la soffocava e le pareti laterali sembrava si fossero ristrette.

Ci vollero una decina di minuti per raggiungere il luogo prestabilito e, ancora una volta si stupirono dell’assenza di trappole sofisticate. Avevano trovato solo alcuni piccoli congegni di rilevazione che avevano aggirato facilmente.

Si fermarono dietro ad una curva.

-”Secondo i nostri calcoli il punto “ x ” dovrebbe trovarsi dopo questa curva.“- Riker aveva parlato a voce così bassa che Ramani dovette fissare le sue labbra per capire che cosa aveva detto.

Con molta attenzione girarono l’angolo trovandosi di fronte esattamente ciò che si aspettavano.

C’erano quattro Maquis che sorvegliavano i prigionieri e per i nostri amici, che avevano passato gli ultimi tre giorni a pianificare il tutto, fu facile metterli fuori combattimento.

-”Siamo della U.S.S. Enterprise e vogliamo aiutarvi. Seguiteci, abbiamo poco tempo.”-

I quattro erano evidentemente spaventati, ma la frase di Riker ebbe sul gruppo l’effetto di una scossa elettrica. Si alzarono velocemente e li seguirono senza fiatare.

Ramani era in testa alla fila e svoltava agli incroci con la sicurezza di chi è cresciuta in quei luoghi.

Worf e Riker chiudevano il gruppo .

Sentirono distintamente dal fondo dei tunnel l’allarme che risuonava e Ramani cercò di accelerare il passo, ma il gruppo procedeva molto più lentamente del previsto. I quattro ragazzi si voltavano in continuazione temendo di essere seguiti e la loro velocità ne risentiva.

-”Così non va bene“- Si disse. Ramani si doveva fermare in continuazione per aspettare il gruppo.

Riker lasciò Worf di copertura e raggiunse il Guardiamarina in testa alla fila.

-”Che succede ?“- Chiese allarmato .

-”Di questo passo tra poco ci avranno raggiunto. Bisogna passare al piano B.”- Suggerì lei, poco entusiasta.

Il piano B consisteva nel rinunciare momentaneamente a raggiungere la navetta, deviando invece verso il centro della città vecchia. Una volta arrivati si sarebbero nascosti in uno degli edifici aspettando il buio e, con il favore delle tenebre avrebbero poi raggiunto il luogo di atterraggio.

-”Sono d’accordo“- disse Riker -”Vado ad informare Worf.”-

E si allontanò per raggiungere il Klingon.

Riuscirono ad uscire prima di essere visti e si addentrarono in un gruppo di edifici che faceva parte di un’area industriale. Le costruzioni, spoglie e deserte, davano l’impressione di essere state abbandonate a se stesse da diversi secoli invece che da pochi decenni. Alcune di esse erano in parte crollate e mostravano al loro interno i residui di macchinari che erano stati abbandonati quando si erano trasferiti nella città nuova.

Ramani conosceva il motivo di quell’esodo . I suoi genitori le avevano spiegato, nell’ennesimo tentativo di convincerla a non passare per le gallerie quando giocava, che tutta la zona aveva subito un assestamento e che la città era stata soggetta a piccoli terremoti i quali erano stati la causa della fuga in massa da parte della popolazione. Avevano preferito costruire una nuova città in una zona sicura, piuttosto che rischiare restando in quella città ormai pericolosa.

Ramani entrò senza esitazioni in una via secondaria che li condusse dritti davanti ad una porta.

-”Quando ero bambina e non volevo essere trovata dai miei amici mi nascondevo in questo edificio. Non è visibile dalla strada e nonostante sembri faccia parte del complesso qui accanto, è completamente indipendente. Penso lo usassero come magazzino.

Qui non dovrebbero trovarci.”-

Entrarono tutti e sette e controllarono l’interno valutando i pro e i contro di quella sistemazione. Worf sembrava condividere l’idea che quello fosse un posto sicuro. Ma Ramani sapeva che in cuor suo il Klingon avrebbe preferito di gran lunga misurarsi faccia a faccia con i loro inseguitori piuttosto che nascondersi come un animale braccato.

I quattro ragazzi sembravano essersi ripresi dall’iniziale disorientamento ed ora se ne stavano in un angolo della stanza tenendo d’occhio i movimenti dei loro salvatori.

Ad un tratto uno di loro si staccò dal gruppo andando ad accucciarsi vicino al Comandante Riker.

-”Signore, volevo ringraziarla a nome di tutti e quattro per quello che state facendo. Voglio dire, state rischiando la vita per noi e ve ne siamo grati.”-

il Ragazzo, ora, era molto tranquillo, come se la situazione fosse già conclusa e loro si trovassero nella navetta e non, come era ben evidente, in un magazzino abbandonato.

-”Stiamo solo eseguendo degli ordini. Comunque se proprio volete ringraziarci aspettate di essere a bordo dell’Enterprise.

La festa non è ancora finita.”- Fu la risposta di Riker.

Il ragazzo si riunì ai suoi amici senza aggiungere altro.

Ramani si mosse per raggiungere il suo superiore quando un movimento attirò la sua attenzione. Con la coda dell’occhio aveva visto un’ombra spostarsi davanti alla finestra e, a giudicare dalla reazione di worf, non era stata l’unica a notarlo.

Si avvicinarono piano ai vetri e guardarono fuori.

Ramani non ci poteva credere, li avevano trovati!

Lei stessa aveva trovato quel posto per caso mentre, con i suoi amici, stava esplorando la zona.

-”Dobbiamo lasciare subito questo posto. C’è un’altra uscita?-”

Chiese Riker mentre controllava il suo phaser. Cosa che a Ramani piacque davvero poco.

Aveva sperato ardentemente che non si arrivasse ad uno scontro diretto ma, alla luce degli ultimi avvenimenti, anche lei estrasse la sua arma.

-”Non ufficialmente”- rispose volutamente vaga.

Gli occhi di tutti erano fissi su di lei mentre spostava alcune assi rivelando un punto nella parete in cui si era aperta una breccia.

-”Da bambina non mi piaceva usare le porte”- Disse sorridendo, aggiungendo poi a bassa voce-” Speriamo di non essere ingrassata troppo“-

Prima di uscire Riker consegnò ad ognuno dei quattro ragazzi una delle armi prese alle guardie Maquis che li controllavano assicurandosi che le sapessero usare. Dopodichè attraversarono la breccia.

Passarono quasi tutti senza sforzo, a parte il Tenente Worf che restò leggermente incastrato. Ramani, mentre lo aiutava a passare, ebbe modo di appurare come l’uniforme del tenente fosse ben riempita dai suoi muscoli. Ora era certa che, in caso di corpo a corpo, lei sarebbe rimasta al fianco del Klingon. Senza alcun dubbio era il posto più sicuro.

Il passaggio portava in un altro edificio la cui uscita era rivolta nella direzione opposta a quella da cui venivano.

Sigillarono il buco e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, uscirono per strada.

Si diressero verso quello che restava di un’abitazione e vi entrarono velocemente.

Si sistemarono nell’unica stanza integra, e cercarono di fare il punto della situazione.

-”Controlleranno tutti gli edifici. Ci troveranno se restiamo qui.”- Il Tenente Worf aveva espresso brutalmente ciò che tutti stavano pensando.

Il Comandante Riker sillabò solo due parole -”Piano C .”-

Ramani annuì istintivamente, esclamando dopo un attimo -”Ma non esiste un piano C !!”-

-”Da ora si”- Rispose Riker sorridendo -”Dobbiamo dividerci. Mentre io e Worf distraiamo i nostri inseguitori, lei e gli ostaggi vi dirigerete alla navetta. Una volta decollati ci teletrasporterà a bordo agganciandosi ai nostri comunicatori. E potremo così tornare tutti a casa.”-

Ramani era basita. Quello era senza alcun dubbio il piano più stupido che avesse mai sentito. Possibile che la mente di Riker, che aveva sempre ammirato per la sua genialità, avesse potuto partorire una tale scempiaggine. Faceva acqua da tutte le parti, ma la cosa più incredibile era l’espressione di Worf .

Il Klingon era a metà strada tra lo stupito e l’estasiato. Che pensasse a qualche assurdità come, per esempio, morire con onore?

Stava per rivelare la sua opinione, rischiando così la corte marziale per aver offeso un ufficiale, quando una voce si fece sentire dall’esterno del fabbricato.

-”Sappiamo che siete li, uscite senza fare resistenza“-

Ramani alzò gli occhi al cielo frustrata.

Possibile che li avessero trovati ancora!?

-”Dobbiamo filarcela subito”- disse lei dirigendosi all’altra estremità della stanza.

-”Questa volta temo di no!-”

A parlare era stato il giovane che aveva ringraziato Riker poco prima.

-”Questa maratona finisce qui.”- Così dicendo puntò il suo phaser verso i tre ufficiali, subito imitato dai suoi amici.

Finalmente tutti pezzi di quel puzzle andavano a posto e tutti i loro dubbi avevano una risposta.

C’era il fatto del loro rapimento. Così pulito da non lasciare alcuna traccia. Ma al tempo stesso non si erano accorti che il loro nascondiglio era stato scoperto.

I dispositivi di rilevazione che erano nel tunnel poi, erano stati aggirati con una semplicità scandalosa. E che dire del fatto che i prigionieri erano tenuti d’occhio da quattro guardie che facevano ridere.

Ramani si lasciò sfuggire una constatazione. -”Avete rallentato la nostra fuga sin dall’inizio. Voi volevate farvi catturare! ”-Già, avevamo anche dei rilevatori addosso. Non volevamo farci scoprire, ma siamo stati costretti.

Accidenti! Ogni volta che sembravamo in trappola, voi riuscivate miracolosamente a farci scappare! Eravamo stufi di vedere andare in fumo i nostri sforzi per farci prendere, così siamo dovuti uscire allo scoperto.”-

Intanto ad un ordine di uno dei ragazzi i Maquis che erano all’esterno entrarono e, dopo aver disarmato i tre, li condussero al punto di partenza.

-”Non riesco però a capire il motivo di tutta questa sceneggiata, sapete perfettamente che le vostre richieste sono inaccettabili.”- La domanda di Riker era più che giustificabile e la risposta non si fece attendere.

-”Lo sappiamo. In realtà abbiamo volutamente avanzato richieste impossibili che avrebbero costretto la flotta a mandare una squadra di salvataggio.”-

Il ragazzo fece una breve pausa osservando gli sguardi interrogativi dei tre prigionieri, poi continuò.

-”Il piano originale consisteva nel farsi ricatturare subito e, una volta ricondotti qui, avremmo messo in scena un attacco Cardassiano che avrebbe sterminato tutti tranne voi.

Una volta tornati alla vostra astronave avreste raccontato in piena sincerità quello che era successo addossando la responsabilità al Comando Cardassiano. Ovviamente loro avrebbero negato tutto, ma la vostra sincerità sarebbe stata accertata al di là di ogni dubbio.

E noi intanto ci saremmo spostati su qualche remoto pianeta del quadrante in attesa della reazione della Federazione.”-

Ramani si concesse un sorriso. Era riuscita a sentire un piano ancora più stupido di quello di Riker ma, mentre con il suo Comandante aveva un rapporto di rispetto, a questi quattro idioti non nascose i suoi pensieri.

-”Certo che siete proprio dei balordi... Possibile non abbiate pensato che noi avremmo studiato una contr'offensiva più che accurata!”-

-”Non era poi così accurata, visto il luogo dove vi trovate. Purtroppo per voi le cose sono cambiate in vostro sfavore. Mi dispiace ma dovrete perire nell’attacco Cardassiano; troveremo un’altro modo per accusare i Cardassiani della strage.”- Il ragazzo sembrava seccato del cambiamento di programma. Forse l’ideatore di quel piano era proprio lui.

Ad un tratto un boato ruppe il silenzio ed il pavimento fu scosso da un tremito. Cominciarono a risuonare segnali d’allarme ed un Maquis, una delle guardie che erano state rese inoffensive da Riker, entrò trafilato urlando

-”I Cardassiani ci stanno attaccando davvero!“-

Molto probabilmente il Comando Cardassiano aveva avuto accesso agli stessi dati della Federazione ed avevano deciso di intraprendere un’azione di forza e cancellare la base ribelle.

L’attacco era sicuramente teso a non lasciare nessun superstite. Il soffitto cominciò a cedere e grossi pezzi di pietra cadevano staccandosi dalle pareti. Stava crollando tutto.

Riker, Worf e Ramani, approfittando della confusione, riuscirono ad infilarsi in uno dei condotti da cui erano venuti.

Alle loro spalle anche i Maquis sembravano rendersi conto che quella poteva essere l’unica via di salvezza e, facendosi largo tra i massi caduti, cercavano di raggiungere la stessa uscita.

Un’ennesima esplosione ed il cunicolo in cui si trovavano franò.

Ramani si guardò intorno. Un pezzo di roccia l’aveva mancata di pochi centrimetri ma gli altri non erano stati altrettanto fortunati. Braccia e gambe sporgevano da alcuni cumuli di macerie e alla ragazza non fu difficile riconoscere tra quegli arti la mano del Tenete Worf.

Non aveva bisogno di un tricorder medico per sapere che il Comandante Riker era morto. Nella sua schiena era conficcato un pezzo di roccia e la sua testa era piegata dalla parte sbagliata.

L’odore di sangue e di morte che aleggiava in quel posto per poco non la fece impazzire. Si lasciò andare ad un ultimo disperato urlo prima che un’ultima esplosione facesse crollare il resto del soffitto.

Ramani si svegliò con il grido ancora in gola. Si mise a sedere nel letto e con il lenzuolo si asciugò il viso bagnato di sudore e di lacrime. Piano piano, guardandosi intorno, si rese conto di essere nel suo alloggio al sicuro sull’Enterprise.

Il rapimento, l’inseguimento e la morte dei suoi compagni era stato tutto un sogno. Coinvolgente, ai limiti della realtà, ma solo un sogno.

Doveva incontrare il Capitano Picard quella mattina e Ramani sospettava che la tensione per quell’incontro fosse la causa di quel bizzarro sogno.

Dopo essersi lavata e vestita si incamminò lungo il ponte sei verso il turboascensore.

-”Ponte otto“- disse dopo essere entrata.

Arrivò all’entrata della sala tattica ed attese che il rivelatore segnalasse la sua presenza .

La porta si aprì silenziosamente e, dopo il suo ingresso, si richiuse altrettanto silenziosamente alle sue spalle.

Ramani impallidì visibilmente alla vista che le si presentò al tavolo delle riunioni, oltre al Capitano Picard, c’erano anche il Comandante Riker e il Tenenta Worf.

I tre la squadrarono per un lungo momento, poi il Capitano le rivolse la parola. -”Un attimo solo e sono da lei, Guardiamarina.-” e poi rivolto ai due ufficiali -”Bene, Signori, per oggi abbiamo finito. Potete andare.”-

I due uomini uscirono velocemente, senza dire una parola, lasciando la ragazza sola con il suo Capitano.

-”Venga avanti e si sieda.”- Picard le stava indicando una poltroncina vuota. -”Volevo comunicarle che finalmente è arrivata la sua sospirata promozione.

Complimenti Tenente, in questi mesi ha svolto un ottimo lavoro. Siamo tutti soddisfatti del suo impegno.”-

-”Grazie Signore.”- Ramani si sentiva la gola secca, ma trasse un sospiro di sollievo. Tutti i brutti presentimenti e la tensione che l’avevano assalita quando aveva messo piede in Sala Tattica, svanirono lasciandola esausta ma felice.

-”E’ tutto, può andare.“- Il Capitano si immerse nella lettura dei note-pad che aveva davanti non prestandole più la minima attenzione.

Il neo-Tenente si alzò cercando di guadagnare velocemente l’uscita, ma fu bloccata davanti alla porta dalla voce di Picard che la costrinse a voltarsi nuovamente.

-”Tenente, mi aspetto che Lei continui su questa strada!“- Il volto del Capitano, sempre così serio e impenetrabile, era ora illuminato da un’espressione molto dolce che la riempì di gioia e di orgoglio.

-”Si Signore. Non la deluderò!“- Disse arrossendo prima di uscire.

Si incamminò per il corridoio con un sorriso che si estendeva da un orecchio all’altro.

Ramani odiava sognare e niente e nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea.

 

 

 

                       FINE